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Le 8 domande più frequenti degli imprenditori in questo periodo d’inflazione elevata

In qualità di studio a cui diverse aziende hanno affidato la consulenza non solo legale, ma anche finanziaria dei propri affari, siamo destinatari di domande che riflettono tutte le inquietudini di aziende e famiglie. Ebbene, è possibile fare una selezione degli interrogativi più frequenti, in modo tale da ottenere una sorta di minimo comune denominatore delle preoccupazioni finanziarie, che caratterizzano questo periodo.

Come mai i tassi di interesse stanno aumentando tanto?

Siamo in presenza di un’inflazione molto elevata, la più elevata degli ultimi 30 anni, e le Banche centrali, per cercare di contrastarne la crescita incontrollata, ricorrono allo strumento di politica monetaria per eccellenza, a quello che in tutti i manuali di economia viene riconosciuto come il principale strumento a disposizione delle autorità di politica monetaria per contrastare l’inflazione: il rialzo dei tassi d’interessi. L’inflazione è l’aumento generale dei prezzi che va a ridurre il potere di acquisto e, quindi, il valore della moneta.

Cosa c’entra il tasso di interesse con l’Euribor?

Purtroppo c’entra, poiché l’innalzamento dei tassi d’interesse da parte delle Banche centrali influisce sugli altri tassi presenti nel mercato, in primis del mercato interbancario di cui sono espressione i tassi Euribor, ovvero i tassi a cui sono agganciati il 90% delle operazioni che vedono protagonisti cittadini, banche ed imprese.

Grafico dell’Euribor.

Cosa dobbiamo aspettarci quindi nei prossimi mesi e nel 2023?

Quasi sicuramente, nei prossimi mesi e per tutto il 2023, i tassi continueranno a salire. La FED, la Banca centrale USA, ad esempio, da marzo ha portato il “Fed funds rate” dallo 0,25% al 3,25%. Parliamo di un aumento di 12 volte nel giro di poco più di sette mesi per contrastare un’inflazione che negli States ha superato 8% su base annua, un valore che non si vedeva dagli Anni ’80. Qui da noi, in Europa, l’inflazione è addirittura al 10%. In Italia va leggermente meglio, con l’8,8% su base annua; valori comunque elevati che non si vedevano da decenni.

Anche la BCE, nel tentativo di contrastare l’inflazione, ha alzato il tasso BCE dallo 0% dello scorso marzo all’1,25% di oggi. Sul mercato interbancario dell’Euribor, gli aumenti sono stati più marcati con il tasso Euribor a 3 mesi che in pochi mesi è passato dal -0.50% al +1.363%. Ma la cosa peggiore di tutte è che siamo solo all’inizio e che nei prossimi mesi, quasi sicuramente, assisteremo a nuovi rialzi dei tassi…

Quali effetti per le Famiglie?

I risvolti sono diversi, a seconda della categoria prese in considerazione. Le persone che ad esempio stanno pagando un mutuo a tasso variabile, devono avere già percepito (e pagato) un aumento della rata, compreso tra il 25% e il 30% negli ultimi mesi. Nei prossimi mesi le rate, quasi sicuramente, aumenteranno ancora fino forse a raddoppiare rispetto a 7/8 mesi fa. In questi giorni ci stanno chiamando persone preoccupate di non riuscire a far fronte ad ulteriori aumenti.

Molti, in passato, approfittando dei tassi bassissimi grazie all’Euribor negativo, hanno sottoscritto mutui a tasso variabile. Oggi, con gli aumenti che ci sono stati e quelli che ci saranno, queste persone potrebbero incorrere in serissime difficoltà e diventare insolventi, rischiando in questo modo di vedersi l’immobile messo all’asta. Per capire meglio di cosa stiamo parlando basti pensare che una persona che fino a pochi mesi fa pagava una rata di 450 euro a fronte di uno stipendio di 1.500 euro, potrebbe ritrovarsi a pagare una rata di 700/750 euro a fronte di uno stipendio invariato.

Non va meglio a chi un mutuo, anche a tasso fisso, lo sta sottoscrivendo in questi giorni o ha intenzione di sottoscriverlo nei mesi a venire. Infatti, queste persone si troveranno a pagare tassi che solo fino a 7/8 mesi fa erano impensabili. Se fino a pochi mesi fa si poteva accendere un nuovo mutuo a tasso fisso all’1%, oggi per accendere lo stesso mutuo si rischia di pagare tra il 3 e 3,5%. In soldoni questo significa che su un mutuo di 100.000 euro a 30 anni fino a pochi mesi fa con tassi all’1% si pagavano quasi 16.000 euro di interessi in 30 anni. Oggi lo stesso mutuo ci costa quasi 46.000 euro di interessi, ovvero circa il triplo.

Quali effetti per le Imprese?

Per le imprese, anche se il discorso è più complesso dal momento che queste intrattengono rapporti di diversa natura con gli istituti di credito, il nocciolo della questione è il medesimo. Per chi ha sottoscritto in passato mutui a tasso variabile o leasing “indicizzati”, gli aumenti già dovrebbero essere stati percepiti e per il futuro, con i tassi in salita, saranno ancora più consistenti. Molte volte però gli imprenditori non sanno neanche di avere un leasing indicizzato. In questi giorni ci ha contattato un cliente che si è visto passare, senza che se lo aspettasse, la rata del leasing del suo capannone da 4.150 euro a 5.700 euro nel giro di tre mesi. Lo stesso discorso vale anche per le aziende che utilizzano fidi di cassa, sconto fatture e effetti e factoring.

Negli ultimi trimestri gli interessi debitori sui fidi sono lievitati proprio a causa dell’aumento dei tassi Euribor; probabilmente molti imprenditori non si sono ancora resi conto della situazione a causa della liquidazione annuale degli interessi, che avviene solitamente il primo di marzo. In quella data molte imprese potrebbero ritrovarsi un’amara quanto inaspettata sorpresa.

Quali effetti per risparmiatori e investitori?

Qui il discorso è ancora più complesso. In uno scenario di alta inflazione come quello attuale, anche avere i soldi fermi sul conto o sotto il classico materasso non sottrae i propri risparmi dalla perdita di potere di acquisto. Anche chi in passato ha sottoscritto buoni fruttiferi, titoli di stato, conti deposito, ecc. con redimenti che, a fronte di un’inflazione bassissima o pari a zero, potevano sembrare interessanti e portavano comunque un guadagno, oggi, invece, stanno comportando sempre delle perdite in termine di potere di acquisto.

Peggio ancora sta andando a chi ha investito nei titoli di stato, fondi, ecc. che oltre alle perdite di potere d’acquisto stanno subendo anche perdite più o meno cospicue in conto capitale.

Ma allora non si salva nessuno?

Beh, proprio nessuno no. Chi negli anni passati ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso può dormire sonni tranquilli visto che il rialzo dell’Euribor non influirà minimamente sulla rata che già paga. In una buona situazione, a nostro avviso, sono anche gli investitori che oggi sono liquidi e per i quali nello scenario attuale si possono aprire ottime opportunità di investimento a patto di non restare ancora liquidi per molto tempo e di fare molta attenzione nel prendere le decisioni d’investimento.

Cosa fare per difendersi?

Il termine giusto è proprio “difendersi”. In una fase come quella attuale l’obiettivo numero uno deve essere proprio quello di difendersi e di limitare i danni. Il come non ha una risposta univoca, dipende molto dalla categoria (persona con mutuo, azienda con leasing o mutuo, risparmiatore, ecc.) e, anche all’interno della stessa categoria, non vi è un’unica soluzione: dipende molto dalla singola situazione. Ad esempio, chi un paio di anni fa ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile con un rapporto rata/reddito già al limite, oggi potrebbe pensare di rinegoziare o surrogare ad un tasso fisso soprattutto se ci sono ancora tanti anni da pagare. Si pagherà una rata più elevata di quella attuale però in cambio si avrà la sicurezza di evitare una crescita maggiore che possa compromettere il pagamento delle rate e portare a situazioni spiacevoli.

A chi, invece, sta sottoscrivendo un mutuo ora, sia esso a tasso fisso che variabile, consigliamo di “stare dietro” alla Banca e di pressarla affinché la stipula avvenga in tempi brevi poiché lo slittamento, anche di un solo mese, potrebbe comportare il rischio quasi certo di sottoscriverlo ad un tasso maggiore. L’altro consiglio che mi sento di dare a chi sta sottoscrivendo ora un mutuo è di tenere traccia di tutti i contatti con la banca (mail) poiché se quest’ultima fa trascorrere troppo tempo per la stipula arrecando un danno al mutuatario potrebbe essere tenuta a risponderne.

Alle imprese, invece, consigliamo di tenere sotto controllo costante i tassi su fidi e, laddove il rating aziendale lo consenta, ridiscutere le condizioni di fido. Per i mutui e i leasing, soprattutto immobiliari, l’azienda potrebbe pensare di ricorrere a coperture con derivati su tassi. Insomma, non c’è una soluzione univoca L’unica risposta comune che si può dare è quella di monitorare attentamente la situazione e di prendere ogni decisione ponderando bene le scelte e, se non si hanno le competenze, di farsi affiancare dal proprio professionista di fiducia.

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