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ACCERTAMENTO DEL DEBITO: UNA STRATEGIA PER CONTRASTARE LE BANCHE TRASCURATA DALL’IMPRENDITORE

Le imprese vivono momenti molto difficili da diversi anni. Che siano grandi, piccole o di medie dimensioni, tutte hanno subito gli effetti della contrazione dell’economia mondiale.

In più, la lievitazione dei tassi d’interesse, frutto delle politiche monetarie restrittive delle banche centrali per contrastare la crescita dell’inflazione, sta letteralmente mandando in fumo le poche risorse disponibili.

Anche il settore edilizio, che grazie alla norma del Superbonus “110%”, aveva beneficiato di una rilevante espansione, ora si trova a fare i conti con le limitazioni e le incertezze normative che ne hanno praticamente depotenziato l’effetto.

Tutto ciò si riflette direttamente nei rapporti bancari e finanziari soprattutto quelli in cui il valore debitorio è stabilito dall’Euribor.

Sono molti gli imprenditori che pur non arrivando all’insolvenza, si trovano sulla soglia dell’inadempimento.

Cosa fare?

La maggior parte tenta un dialogo con la banca provando a rinegoziare il debito oppure a ricevere nuovo credito per ripianare il passivo precedente indebitandosi ulteriormente.

Qualcuno riesce anche a ottenere condizioni soddisfacenti in grado di superare le difficoltà.

Ma la maggior parte, dinanzi ai rifiuti delle banche non sanno cosa fare.

Ecco che si ricorre a chi si spaccia come “professionista del debito”.

In realtà, già il nome dovrebbe far rabbrividire.

Comunque, salva la professionalità di pochi, la maggior parte di queste società e studi professionali, previo pagamento di un acconto, propongono soluzioni molto pericolose.

La più gettonata è quella di attendere che il debito si “incagli” ovvero che passi a “sofferenza” perché in tal caso – secondo la teoria proposta al malcapitato – sarà più semplice pervenire ad un accordo di “saldo e stralcio” magari con la società cessionaria.

In tal caso illudono i clienti facendo credere di poter spuntare accordi transattivi con stralci del 50-70%.

Dobbiamo dire, ad onor del vero, che sono pochi i professionisti seri.

In ogni caso, è anche possibile stralciare debiti con le dette percentuali ma dipende molto dalla situazione personale e aziendale.

Praticamente, più il debitore è disperato e più ci sono possibilità di ottenere condizioni favorevoli.

Ma cosa accade se non si raggiunge l’accordo sperato?

Ad esempio, se l’imprenditore non aveva segnalazioni pregiudizievoli nelle banche dati,

si trova ad esser segnalato e magari con lui anche chi ha prestato delle garanzie.

Corre il rischio di vedere revocate e chiuse altre linee di credito tenute presso lo stesso istituto e talvolta, anche quelle tenute presso altri.

Il rimedio è peggiore del male

La strategia che invece riteniamo possa esser maggiormente efficace è quella rivolta ad ottenere un accertamento del debito.

Prima di illustrare il nostro modo di operare occorre premettere che non si tratta di una formula magica.

Si tratta invece della possibilità di impostare una strategia in accordo con l’imprenditore conoscendo la sua situazione generale ed essendo consci degli effetti negativi e positivi del percorso.

Per tali ragioni, la collaborazione con il cliente e magari con altri professionisti che lo assistono, risulta decisiva.

Detto ciò, il succo della strategia potrebbe essere riassunto nel motto: “La miglior difesa è l’attacco”

Il modo con cui si imposta tale lavoro inizia dall’analisi dei rapporti bancari e finanziari soprattutto quelli maggiormente a rischio.

In questa fase preliminare si esaminano i rapporti dal punto di vista della legittimità legale e della matematica finanziaria.

Da questo lavoro preliminare potrebbero saltare fuori delle sorprese.

Magari il debito, che l’imprenditore pensava di avere, una volta eseguito il ricalcolo contabile, è insussistente.

Potrebbe  addirittura trovarsi a credito.

Ma, anche se in seguito a verifica dovesse sussistere un debito, è molto probabile che lo stesso sia sensibilmente inferiore, lasciando integra la possibilità di impostare una strategia di contestazione del valore effettivo.

Cosa significa?

Qui il discorso, però, diventa delicato e un po’ complesso perché non si tratta di individuare posizioni perdenti o vincenti in senso assoluto, ma si entra nella categoria dell’opportunità.

Le posizioni perdenti o vincenti sono quelle per cui chi imposta una strategia raggiunge un risultato utile mediante il riconoscimento del proprio diritto di credito ovvero, viceversa, finisce per soccombere non essendo premiata l’impostazione giuridica di partenza.

Nel nostro caso, invece, il vantaggio a cui l’imprenditore aspira è il tempo.

Anche se un vantaggio secondario può esserci mediante un sensibile  risparmio del debito dovuto.

L’impostazione quindi consiste nel contestare alla banca l’effettivo valore del credito.

Il cliente ha diritto di pagare il costo giusto.

Anche un cent in più è un costo illegittimo che può essere rettificato.

Se la Banca non lo fa, allora dovrà essere l’Autorità Giudiziaria chiamata a dirimere la questione, a decidere.

Facciamo qualche esempio:

–       Damiano è titolare di un’impresa che da alcuni anni non è più tanto attiva. Tuttavia ha accumulato debiti con la banca sia per un finanziamento non più pagato che per uno scoperto di conto corrente. La banca gli ha intimato il pagamento del debito. L’interesse di Damiano in tale vicenda è esclusivamente la tutela della garante, sua moglie, intestataria di beni immobili. Orbene, dalle verifiche svolte abbiamo rilevato che il debito effettivo della società di Damiano era inferiore a quanto richiesto. Abbiamo immediatamente avviato un contenzioso con la banca. Non solo abbiamo evitato che la banca potesse immediatamente aggredire i beni della moglie di Damiano, ma la stessa dovrà difendersi dalle nostre richieste perché a seguito della rettifica, sarà costretta a cancellare le segnalazioni pregiudizievoli in Centrale Rischi (anche quelle riguardanti la moglie di Damiano).

–       Paolo è titolare di un’impresa che si occupa del commercio di articoli idraulici. Al momento non ha pendenze con la propria banca. Ma dalla verifica dell’andamento dei fatturati ed aver avuto un confronto col suo commercialista ci siamo convinti che entro 12 mesi, non riuscirà ad onorare il proprio debito con la banca a cui paga le rate di un finanziamento. In questo caso la verifica del contratto ha portato alla conclusione che l’azienda di Paolo ha un debito effettivo molto inferiore rispetto a quello stabilito dalla propria banca creditrice. La mera valutazione di opportunità consiglia a Paolo di contestare alla banca il valore del debito poiché non solo questa non potrà segnalarlo fino al termine del contenzioso ma, lo stesso, guadagnerà qualche anno di tranquillità in cui potrà programmare il proprio futuro aziendale.  

Quanto illustrato è proposto nell’interesse esclusivo del cliente quando lo stesso è ben conscio anche degli aspetti critici.

Diffidate dalle formule magiche e affidatevi a chi sa consigliare e intraprendere i migliori percorsi procedurali adatti alle vostre esigenze.

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